Partendo da qualche riflessione su Arcus, la nostra attenzione si sposta sul tema delle infrastrutture per il teatro: in Italia ci sono troppi spazi teatrali che non stanno funzionando, disabitati. Alcune regioni, tra cui Toscana e Puglia, hanno avviato progetti sulle residenze, facilitando l’accesso alle giovani compagnie.
Tutto quello che viene detto mi sembra essenziale; fare chiarezza su Arcus, d’ora in avanti destinato a uso discutibilie di fondo per ristrutturare immobili. Parlare di più delle residenze, facendo conoscere per ogni regione le possibilità e modalità di accesso. inoltre l’utima osservazione sul fatto che non tutti debbano avere una vocazione anche gestionale, ma che esistono molti gruppi con una vocazione prettamente artistica, che va rispettata e ugualmente sostenuta, mi sembra fondamentale. Sarà perchè io la vocazione gestionale non l’ho mai avuta e mi sono scontrata e mi scontro ancora, alla mia età veneranda, con la difficoltà di trovare una dimensione produttiva anche per progetti piccoli e poco costosi! insomma, mi piacerebbe che se ne continui a parlare, ragazzi! Adelante! monica
Interessante l’esempio di Mimma sull’uso abietto di fondi come Arcus a mo’ di salvadanaio x mandare la Scala all’estero! Ancora una dimostrazione dell’urgenza di riformare l’abuso di fondi da parte di certi enti: per fare bella figura all’estero, non è etico attingere così subdolamente! Anzichè arrabattare in quel modo spregevole, meglio non mandarcela all’estero la Scala, così da mantenere un’immagine dignitosa e leale tra di noi connazionali: anche questo significa fare bella figura!
Hai ragione Monica: a volte l’aspetto gestionale può essere ostico. Potresti metterti in rete con altri artisti della tua città. L’hai vista la video intervista al consorzio Ubusettete di Roma? Il loro mettersi insieme era proprio per snellire un problema gestionale anche se diverso dal tuo.
Su Arcus era stata fatta anche una puntata di report un pò di mesi fa.
Lo scandalo non era tanto la tourneé della Scala (Giuseppe ma ce l’hai proprio con loro, eh?), quanto i restauri miliardari a chiese, proprietà della Chiesa, e il recupero architettonico di musei che poi non hanno mai aperto, per cifre a dir poco astronomiche. Non so se la puntata è ancora on line, ma era dedicata proprio alla gestione dei beni culturali del nostro paese. Inutile dire che alla fine sulle poltrone di Arcus sono seduti i soliti noti.
La riforma delle fondazioni non c’entra nulla con questo.
…ma sulla bozza di legge (semmai verrà approvata) il FUS non dovrebbe essere rimpolpato proprio da Arcus?
A parte questo condivido in pieno l’osservazione di Monica riguardo le esigenze personali. Più ascolto i post e leggo i commenti su questo sito, più mi rendo conto che più che dei creativi, per fare questo mestiere devi essere un imprenditore. Io personalmente non mi ritrovo in questa veste, e credo che sarà molto difficile per quelli come me riuscire a combinare qualcosa. E’ una questione di punti di vista, non c’è nulla di sbagliato da nessuna parte, ma proprio la mentalità imprenditoriale mi è totalmente aliena.
…ciessevi aspettami…
Beh, d’altro canto questo non è un blog sull’arte, ma sulla vita dell’artista che, come tu stessa testimoni, è fatta anche di mettere la pagnotta insieme con la cena (non ricordo se dici proprio così… ;)), che è un’affare squisitamente economico. Il problema è che l’Italia non sostiene per nulla questo aspetto, purtroppo, mentre nei soliti altri paesi o l’artista riceve già in accademia dei corsi obbligatori sulla gestione economica della propria attività, o ci sono tanti servizi che ti sostengono nel corso della tua carriera professionale. Per questo dobbiamo trovare strade ‘altre’ per fare di noi stessi un attività che funzioni. Il Ciessevi e il grow up sono uno dei modi. Se no c’è anche FareWork, un progetto che prevede corsi gratuiti, il venerdì e sabato. Basta scrivere qui e chiedere info: farework@milanotrepuntozero.org
L’esempio della Scala non l’ho riportato io, bensì MImma Gallina che, tra l’altro, non mi pare proprio l’ultima arrivata su certi temi.
Eppure l’avevo già specificato in altri commenti di tempo fa che non ce l’ho con la Scala: non so più come ribadirlo…Sono i fatti che la mettono in cattiva luce. “Chi è causa del suo mal, pianga se stesso”: riusciranno almeno i vecchi saggi a convincerti Lia? :))
Ahahah!! ma si, devo ammettere che sulla gestione di quel teatro anche io ho molti dubbi, non c’è bisogno di scomodare i vecchi saggi per rendersene conto. Mi viene però spontaneo in questo momento essere solidale, perchè la discussione che stiammo facendo qui è già di alto profilo rispetto a quella che ha dato luce al decreto. Mi viene naturale stringermi attorno a quella parte di cultura (non mi piace più questa parola, troppo inflazionata: inventiamocene un’altra!!!) nel momento in cui viene attaccata in modo gratuito, senza un’adeguata analisi alle spalle e senza la vera voglia di far funzionare davvero le cose. Comunque alla fine le “superstar” come le abbiamo chiamate, continueranno a ricevere compensi sbrilluccicanti poichè esonerate dalle limitazioni contrattuali del decreto, quindi…
Grazie Gio per i link interessanti che inserisci nei commenti. Conosco farework, però è importante condividere queste cose, perchè molta gente non è a conoscenza di queste realtà che poi sono le uniche che davvero danno una mano a chi vuole realizzare progetti e brancola nel buio davanti ai moduli da compilare. Condivido a pieno quello che dici delle “accademie” in Italia. Non c’è continuità con il mondo del lavoro sotto ogni aspetto.
In un corso di teatro che ho frequentato, sovvenzionato dalla regione europea, venne a fare una lezione di regolamentazioni nel teatro proprio Mimma Gallina. Conservo ancora le dispense che ci fornì, anche se ormai sono in gran parte inutilizzabii visto che le leggi sono cambiate. E’ stata, quella, l’unica volta in cui ho ricevuto informazioni di questo tipo, da una persona competente che sa quello che dice. Per il resto una bella stretta di mano e un in bocca al lupo….in effetti nella bocca del lupo alla fine ci siamo finiti in tanti.
Vi lascerei con un altro vecchio saggio: piove, governo laro….e queste sono piogge monsoniche, capperi!!!!!!
questo video è stato per me illuminante…trovo necessario che gli artisti comincino ad emanciparsi dal pensare l’arte come la sola espressione del genio…è arte anche non farsi prendere in giro!il farework è stata una bella esperienza che continueremo a fare come compagnia anche il prossimo anno!
Da un paio di decenni i progetti culturali nell’università e altrove, in Italia, che non hanno un risvolto immediatamente “pratico”, “concreto” sono difficilmente finanziabili. Questo mi è sempre sembrato perverso, dover vedere una ricaduta immediata di un finanziamento culturale è mortale. Ma adesso il governo finanzia le ristrutturazioni degli stabili…non serve un retropensiero per vedere riconfermata la grande amicizia fra politici e imprenditori, per esempio edili. Gli artisti noi dobbiamo lavorare e dal basso creare cultura. Se gli artisti si mettono in rete diventano forti.