13 Gennaio 2025

Jérome Bel

Prosegue il format “Campi di produzione” di Luna Paese che questa volta ha intervistato uno dei più grandi coreografi, Jérome Bel.
Buona visione.

Jérome Bel vive a Parigi e lavora internazionalmente. Il suo primo spettacolo, Nom donné par l’auteur (1994) è una coreografia di oggetti. La seconda, Jerome Bel (1995), è basata sulla totale nudità degli interpreti. La terza, Shirtologie (1997) mette in scena un danzatore che indossa decine di T-shirts. Le dernier spectacles (1998), citando un solo della coreografa Susanne Linke, ma anche Amleto o André Agassi, cerca di definire un ontologia dello spettacolo dal vivo. Lo spettacolo Xavier Le Roy (2000) è firmato da Jerome Bel ma interamente realizzato da Xavier Le Roy. The show must go on (2001) riunisce venti interpreti, diciannove canzoni  pop e un DJ. Nel 2004, invitato dal balletto de l’Opéra de Paris, produce Véronique Doisneau (2004). Isabel Torres (2005) per il balletto del Teatro Municipal di Rio de Janeiro è la versione brasiliana della produzione dell’Opéra di Parigi. Pichet Klunchun and myself (2005), è concepito a Bangkok con il danzatore tradizionale thailandese Pichet Knlunchun. Nel 2009 produce Cédric Andrieux (2009) sul danzatore Cédric Andrieux – Merce Cunningham Dance Company, poi balletto dell’Opéra di Lione. Nel 2010, crea con Anne-Teresa De Keersmaker 3Abschied (2012) a partire da Canto della Terra di Gustav Malher. Nel 2012 crea Disabled Theater, uno spettacolo con gli attori del Teatro Hora, una compagnia basata a Zurigo e composta da attori professionisti con handicap mentali. I film dei suoi spettacoli sono presentati in biennali d’arte contemporanea (Lyon, Porto Alegre, Tirana) e in istituzioni museali (Centre Georges Pompidou a Parigi e a Metz, Hayward Gallery e Tate Modern a Londra, MOMA a New York). Jerome Bel ha ricevuto un Bessie Award per le rappresentazioni di The show must go on a New York nel 2005. Nel 2008 Jerome Bel e Pichet Knlunchun hanno ricevuto il Premio Routes Princesse Margriet per la Diversità Culturale (Fondazione Europea della Cultura).

Walter Heun

Walter Heun è un programmatore che vive e lavora a Monaco. Tra il 1985 e il 1989 è direttore del Tanztage Munchen, Dance Energy and Tanztendez Munchen. Nel 1990 coordina il festival BRDance, è co-fondatore e programmatore della Dance Platform Germany dal 1994. Nel 1990 fonda la sua casa di produzione Joint Adventures. E’ il fondatore e direttore di Tanzwerkstatt Europa a Monaco e manager del Tanzquartier, Vienna.

Joint Adventures attualmente porta avanti quattro progetti: Tanzwerkstatt Europa a Monaco, Acces to Dance, una stagione di danza contemporanea con lo scopo di costruire un pubblico per la danza contemporanea, Choreographic Captures, una competizione per film di danza contemporanea della durata di un minuto e proiettati in contesti non teatrali, e il National Performance Network per la produzione della danza contemporanea in Germania.

Nel breve incontro con Walter Heun parliamo dell’edizione corrente di Tanzwerkstatt Europa, che riflette sulla storia e sulle storie nella danza. Sulle problematiche strutturali di un sistema della danza contemporanea creato negli anni ’80 e ’90 per un genere di danza differente da quello attuale e sul rapporto tra istituzioni, pubblico/i e coreografia contemporanea.

Nell’intervista alcuni temi interessanti sono emersi: in Tanzwerkstatt Europa uno dei concept è di non ricercare sempre il “fresh and new” ma il tentativo di stabilire rapporti duraturi con alcuni artisti; la problematica ricerca di un link tra la produzione artistica attuale e nuovi pubblici e il lavoro di lobbing che Walter porta avanti per un sostegno strutturale della danza in Germania, per artisti provenienti da diversi tipi di percorso.

Intervista con Walter Heun LINK http://performingarts.jp/E/pre_interview/0701/1.html

Joint Adventures www.jointadventures.net

Myriam Gourfink

Myriam Gourfink è una coreografa francese. Le tecniche respiratorie dello yoga fondano il suo lavoro. La particolarità della metodologia di Myriam è la scrittura a priori della coreografia prima delle prove in sala; a partire dallo studio elementi di notazione Laban ha sviluppato una scrittura personale, che in alcuni spettacoli permette un’interazione in tempo reale con le danzatrici tramite l’utilizzo del software Max Msp -in precedenza il software Lol elaborato in collaborazione con Frederic Voisin dell’Ircam-. Le danzatrici leggono in tempo reale le indicazioni coreografiche. Dal 2008 al 2012 è direttrice del programma di formazione coreografica della Fondation Royaumont.
Myriam, in compagnia del suo orso, parla:

del suo percorso coreografico e immaginativo (ci concentriamo in particolare su Beith, il suo primo solo e su Une lente mastication, ultima produzione di gruppo che per la prima volta vede dei danzatori in scena);
del suo rapporto alla ‘comanda’ da parte di altri/e artisti/e. Molto spesso Myriam ha costruito delle coreografie a partire da inviti di altri artisti, tra cui Jerôme Bel – Glossolalie , Cindy Van Acker – Marine , Deborah Lary e Clémence Coconnier;
del suo essere cosmopolita alla base della sua pratica produttiva.

Cristina Rizzo

Cristina Rizzo è la coreografa italiana che più sperimenta su formati differenti e in mutazione a seconda delle esigenze del momento. Sembra che la sua necessità sia quella di rigenerare continuamente un interesse, dunque piuttosto che concentrarsi su una sola produzione da «repertorio» di volta in volta sembra concentrarsi sull’atto di creazione stesso, senza tregua.

Da Pasodoble, duo con video, in cui un’improvvisazione di tre minuti viene trasformata in composizione coreografica, a Dance N°3 in cui Cristina invita tre coreografi differenti a creare tre soli diversi a partire dalla stessa partitura, alle conferenze Ex-porno, Loveee alle Microdanze con un cane addestrato in cui la coreografa lavora con Gaia, un cane addestrato e in lontananza con Michele Di Stefano invitato a scegliere una playlist di brani musicali, i lavori di Cristina Rizzo sono collocabili in una continua invenzione, con grazia, senza tracce ingombranti. Sembra non avere un grande attaccamento agli « oggetti », ma piuttosto una continua mobilità e una disponibilità nell’attraversare percorsi non consequenziali.

Con lei parliamo di Pasodoble, produzione del 2004, di Microdanze con un cane addestrato (2011) e Loveee (2012) e del suo approccio alla produzione, con alcune riflessioni sull’arte, il mercato, le comunità e la grazia nel rapporto con il potere.